Gino Zaccaria, «Ontologia dell’infinito», ScienzaNuova

“Il definitivo chiarimento dell’essenza dell’infinito, più che riguardare il campo degli specifici interessi delle scienze specialistiche, è necessario per la dignità stessa dell’umano intelletto.
L’infinito ha mosso l’animo dell’uomo più di ogni altra questione; l’infinito ha scosso l’intelletto e operato fruttuosamente su di esso quasi come nessun altra idea; ma l’infinito è anche bisognoso di un chiarimento come nessun altro concetto.”
Così David Hilbert inizia la sua conferenza in onore di Weierstrass nel 1925 e così il professor Gino Zaccaria inizia il suo seminario sull’ontologia dell’infinito al termine dell’edizione 2019 di ScienzaNuova. Partendo dal problema dell’ἄπειρον alla luce della metafisica di Aristotele e del pensiero di Anassimandro, il professore arriva a delineare un quadro dell’ontologia dell’infinito nella tradizione occidentale.
L’intervento si conclude con colori, suoni e parole di Giacomo Leopardi:
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.”

A seguito dell’intervento del professor Zaccaria, è nato un vivace dibattito con i fisici in sala. Lo potete trovare al link https://www.youtube.com/watch?v=WYHDzxzJ8NM.