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ScienzaNuova 2023 – Si sente spesso parlare di fenomenologia e filosofia analitica come diverse direzioni della filosofia. Ma di che cosa si tratta esattamente? Quali sono le differenze? E come è accaduto che la filosofia si dividesse in questi due approcci? Ne discutono i professori Gino Zaccaria e Achille Varzi, provenienti rispettivamente dalla tradizione fenomenologica e da quella analitica.

In questo seminario, i professori Gino Zaccaria ed Ivo De Gennaro propongono di mettere insieme lingua e utopia e mostrano come l’una possa essere riferita all’altra. In particolare, partono dal conio originale della parola “utopia” come “non-luogo” e fanno vedere come, in quanto non-luogo, questa possa indicare ciò che dà luogo, cioè che rende attendibile il senso di luogo, e quindi permette ad ogni ente di stare, situarsi. Analogamente, anche la lingua può essere intesa in un senso pregnante, ovvero quello di lingua madre, che comprende (ma non si riduce a) quello di “linguaggio” o “mezzo di comunicazione”. Con questa analisi, si vede che la lingua non è mera convenzione, bensì l’elemento che fa apparire le cose, che le rende manifeste per ciò che sono. A questo punto, la connessione fra utopia e lingua diviene chiara a patto di mostrare il rapporto che intercorre fra l’utopia così intesa e il manifestarsi di un fenomeno.

Aspetto peculiare e interessante del seminario è l’accuratezza e il tempo dedicati al chiarimento del manifestarsi, ovvero dell’apparire, punto fondamentale della fenomenologia.

Il professor Langella ci accompagna in un viaggio alla scoperta delle città “viste” da Elio Vittorini, in “Le città del mondo” (1969), e da Italo Calvino, in “Le città invisibili” (1972). In che senso queste città, spesso terribili, devastate, stranianti, sono descritte anche sulla base di istanze utopiche? Attraverso l’analisi dell’origine, della struttura e dell’evoluzione di queste città, il professore ci aiuta a capire la dimensione del Sogno che le permea.

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” (I. Calvino, Le città invisibili)

Facendo seguito al seminario tenuto da Angelo Vulpiani ed Eugenio Regazzini «Dialogo sui fondamenti della probabilità» (https://www.youtube.com/watch?v=xI0Bt_gKNgQ), riportiamo la discussione avvenuta a lezione conclusa fra i relatori, gli ospiti e i partecipanti.

I professori Angelo Vulpiani ed Eugenio Regazzini intervengono sui fondamenti delle probabilità, illustrando le origini di questo concetto e come questo è stato formalizzato, compreso e utilizzato, rispettivamente, nella fisica e nella matematica.

Alleghiamo i link delle slide della presentazione del professor Vulpiani e gli appunti del professor Regazzini, nonché un saggio da lui elaborato in seguito all’incontro:

https://drive.google.com/file/d/1Z1COxXXuiGldB9VkgC9k5QTSvyPyYVsN/view?usp=sharing

https://drive.google.com/file/d/1_RsMPKk1_PnF-Q3_kkosyJ0-ujIwzm9Q/view?usp=sharing

https://drive.google.com/file/d/176gvklShX5tJpeFcjRM6HK4JIqUVc4tO/view?usp=sharing

https://www.scienzanuova.org/wp-content/uploads/Note_Regazzini_2023.pdf